Il cammino interiore

Ogni un cammino può essere visto come un viaggio interiore. Il viaggio interiore è più come un’esplorazione di un territorio sconosciuto dove in ogni luogo e in ogni momento viviamo l’apertura al nuovo, insieme ad un senso di disorientamento; è come un pellegrinaggio dove ciò che conta è il viaggiare stesso e non la meta. 

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Marcel Proust

Quindi possiamo definire la ricerca interiore come un cammino di conoscenza che ci permette di scoprire ciò che siamo veramente. Ci permette di sviluppare un senso di empatia, di amicizia, di tenerezza innanzitutto verso noi stessi. Il nostro viaggio parte proprio da noi stessi, dall’aprirsi e dall’apprezzare ciò che siamo: vedere, riconoscere ciò che siamo e “voler bene” a ciò che siamo. Attraverso il lavoro che svolgiamo per interrompere la continua guerra dentro di noi e contro di noi, attraverso un graduale lavoro per impedire l’abitudine al giudizio (siamo pieni di “questo mi piace”, “questo non mi piace” e “questo è così”, “questo non è così”), possiamo sviluppare un naturale senso di benessere, di accettazione, di fiducia che si proietta verso gli altri.
Il viaggio interiore è una esperienza personale, intima, che riguarda la totalità del nostro essere, non si può prendere a prestito l’esperienza di un altro. Se rimaniamo solo ad un livello di conoscenza superficiale senza metterci veramente in gioco come possiamo sperare che avvengano dei cambiamenti positivi in noi stessi? Se ci assumiamo la responsabilità di noi stessi, anche le nostre relazioni cambieranno.
Il cammino interiore è anche “purificazione”: se non siamo in armonia con ciò che veramente siamo significa che ci sono dei veli, delle impurità. Possiamo quindi considerare la ricerca interiore come un processo di purificazione e semplificazione dalle costruzioni mentali. Il cammino interiore riguarda soprattutto l’abbandonare e liberarsi dall’attaccamento.
È un viaggio, ma non è un viaggio verso terre lontane, è più come un tornare a casa.
Il viaggio interiore è un tragitto costellato di domande alle quali bisogna trovare una risposta. In questo viaggio ci sono dei rischi: ci fa aprire porte che fanno male, ci obbliga a seguire un percorso che non sempre è lineare, che, anzi, nel suo disegno, prevede indietreggiamenti e imprevedibili ostacoli per poter conoscere noi stessi.
Dal momento in cui nasciamo, fino a quello in cui moriamo, ognuno di noi realizza dei cambiamenti, sia fisici che mentali, che formano il nostro carattere e il nostro modo di essere: questo è quello che accade in un viaggio “normale”, perché ogni volta che viaggiamo, nel senso che ci spostiamo fisicamente verso un altro luogo, dobbiamo confrontarci con gli altri e anche con noi stessi, con le nostre capacità e questo ci cambia interiormente anche se noi non ce ne accorgiamo subito. Anche la vita funziona in questo modo: ci si imbatte in persone e situazioni diverse, con le quali dobbiamo confrontarci.
Dunque il significato del viaggio è soprattutto nel suo percorso: la meta può materializzarsi in modo imprevedibile e talvolta può addirittura sfuggire, può anche essere perennemente e vanamente inseguita.

“Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da soli al termine di un itinerario che nessuno può compiere per noi, nessuno può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose”. Marcel Proust

Gianna

https://www.eleusi.org/il-cammino-analogia-con-la-vita/
Questo testo si riconosce nel punto 7 e nel punto 1.1

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Una risposta a Il cammino interiore

  1. Flavia Piccinelli dice:

    Il cammino interiore è la ricerca di se’ stessi, è la scoperta di cio’ che siamo realmente, in quel momento, nel bene e nel male. Solamente vedendoci davvero possiamo accettarci per quello che siamo e passare alla fase successiva del migliorarci, dell’ essere coerenti in pensiero e azione, nel pensare, nel dire e nel fare . E’ molto impegnativo, in particolare se abbiamo tanti scheletri nell’armadio che facciamo fatica a vedere e a tirare fuori. Spesso ci giudichiamo o giustifichiamo a seconda che siamo spietate con noi stesse o troppo comprensive, ma poi, poco per volta arriviamo a vedere il reale di noi ed allora puo’ iniziare il cambiamento.
    Alcuni sentimenti o situazioni ci sono sconosciute, non esistono nella nostra storia personale ed allora tentiamo di viverle mettendoci in situazioni da cui siamo sempre sfuggite,…. per paura ?,… per mancanza di assunzione di responsabilià ?, ….perchè non conosciamo il coraggio ? E/O la pazienza di proseguire tra mille difficoltà?
    Lasciarsi andare ai casi della vita che riguardano la vita emotiva e affettiva con responsabilità è un’ottima scelta di percorso, così come esporsi sia in privato sia in pubblico; esprimiamoci e avremo il ritorno di che siamo davvero, ritorno anche da commenti altrui piacevoli o spiacevoli che ci aiuteranno a vedere piu’ chiaro chi siamo.
    Senza dolore, paura, rischi non si puo’ procedere, ci si ferma inevitabilmente e si torna sui propri passi per piu’ e piu’ volte, in un circolo vizioso.
    Quando una parte di noi muore sembra di perdersi e invece poi ci si ritroverà piu’ vere e quando acquisiamo una parte nuova anche quella vecchia, se è sana resterà.
    Accetto tutto quello che la vita mi propone con coraggio, agisco con coerenza : pensare, dire, fare con coerenza è una massima impegnativa e vincente da mettere in pratica quotidianamente.
    Quante volte ho pensato che il cambiamento fosse un salto nel buio… ed era vero ma arrivavano anche tante cose positive e non conosciute.
    E’ necessaria la fiducia in sè… ce la farò seguendo quello che mi dice il cuore e un po’ alla volta mi accorgerò che cio’ che sento e faccio, va bene, faro’ verifiche che daranno ragione alle mie scelte .. non importa chi lascerò andare … io continuerò per la strada maestra, sapendo di ascoltare la vocina interiore……. che non è altri che il mio sè autentico.

    Flavia

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