Di questi tempi….

Eccoci al nostro periodico appuntamento con una riflessione che volge lo sguardo allo stato dell’arte del nostro mondo. Sono accadute molte cose in questo periodo così difficile e travagliato. I dolori del parto sono però sempre forieri di nuove speranze, di nuove vite. Stiamo attraversando un periodo inedito. In poco tempo si sono concentrate tutte le forze avverse all’evoluzione umana e del pianeta stesso. Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo discriminazioni, separazioni, perdita dei normali diritti conquistati nei secoli dai nostri padri. La nostra bella costituzione italiana è stata più volte calpestata nel silenzio ipnotico delle masse.
Si è creata la condizione della bella analogia della rana bollita.
L’esperimento delle finestre di Overton si è concretizzato nel nostro tessuto sociale. Come sempre però, come diceva De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Molte persone si sono risvegliate, si sono chiuse molte porte e si sono aperti molti portoni. Ci siamo riconosciuti tra fratelli e sorelle, pronti, solidali, pacificamente attivi per costruire una nuova società. I principi di libertà, così soffocati, hanno creato un nuovo spazio per poter emergere dal fango e fiorire come il fiore di loto, nella sua bellezza e fragranza.
Carla, ci offre una sua interessante riflessione in merito.

da Carla
Le vicende del mondo politico e civile mi portano spesso a pensare che il nostro pianeta e, ancor più, l’universo non hanno bisogno della nostra presenza; la pandemia che da un anno ci perseguita e il conseguente ridimensionamento della presenza umana nella natura hanno dimostrato che davvero non siamo indispensabili, anzi.
Un anno, seppur molto impegnativo e doloroso, non basta per far riflettere e a far sì che si fermi e modifichi la scelleratezza delle scelte degli uomini: non c’è angolo di mondo in cui non accadano fatti di una violenza insostenibile per chi abbia un minimo di sensibilità alle vicende umane ed a quelle di tutti gli altri esseri che popolano il pianeta. Ed è proprio dopo questo breve ripercorrere le tristi vicende umane che mi ritrovo a pensare alla morte e alla vita ed al loro poderoso mistero.
Perché c’è l’essere umano? Perché io ho il diritto di vivere, di crescere, studiare, mangiare e altri no? Cos’hanno fatto quei neonati innocenti per ritrovarsi in situazioni tanto dolorose? Perché tanta cattiveria? Perché persone totalmente prive di coscienza riescono ad occupare posti importanti e decisivi sulla vita degli altri?
La fama, la ricchezza, hanno un’influenza davvero negativa sull’essere umano soprattutto quando è sommerso dal delirio di onnipotenza; basterebbe pensare, ogni tanto, a quanto tutto ciò sia vano perché arriverà la morte che obbliga a lasciare ciò per cui sia stato causato dolore e sofferenza ma che non potrà cancellare il ricordo delle malvagità commesse, che anzi resterà a lungo se non per sempre. Ed è con questa eternità che mi devo confrontare. Io non so cosa mi aspetti dopo la morte, io spero in un “al di là” ma non ho certezze, nessuna; l’unica cosa sicura è il ricordo che lascerò. Penso sia meraviglioso poter pensare che almeno una persona mi ricorderà con nostalgia e affetto e mi chiedo se non sia questa l’unica cosa che conti: se riusciamo a lasciare una buona memoria di noi significa che ci siamo impegnati a sviluppare i nostri talenti per il bene e la bellezza, per le qualità che ci hanno avvicinato alle persone e alla natura, significa aver avuto attenzione ai nostri bisogni ma anche a quelli degli altri, significa aver risvegliato in noi e a chi ci è vicino sentimenti di gratitudine verso la natura e gli animali, significa aver aiutato noi e qualcuno altro a vedere con gli occhi del cuore e non con quelli del calcolo e del tornaconto.
E’ anche quasi certo che le tante persone che operano per il bene non lo facciano pensando alla riconoscenza altrui e all’essere ricordate benevolmente; agiscono bene e basta, ma tutto il donarsi che fanno resta impresso nel cuore e negli occhi di chi le osserva e forse imita e quella sarà la loro eredità, consapevole o inconsapevole. Credo che senza dubbio sia questa la più grande opportunità per ogni uomo. Mark Twuain disse con grande ironia: “Adoperiamoci a vivere in modo che, quando ci capiterà di morire, persino l’impresario delle pompe funebri sarà dispiaciuto”.
Allora davvero il pensiero della morte e dell’eredità che lasceremo possono vivificare la nostra vita? A spronarci per darle senso? Lo scopriremo quando attraverseremo il mistero della morte?
Pensare alla propria morte consiste dunque nel confronto ultimo con la realtà intima della nostra vita e con la sua autenticità in un momento in cui la verità non è eludibile” (Franco De Masi)
Mi sforzo di vivere nel qui e ora, più o meno facilmente e serenamente, perché a quel traguardo ci arriverò, questo è certo, e spero che allora potrò comprendere anche il mistero della mia vita.

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3 risposte a Di questi tempi….

  1. Flavia Piccinelli dice:

    La vita in sé non ha un senso, solo “io” posso dare un senso alla mia vita e non a quella altrui. Facciamo molta fatica a non metterci sempre al  centro del mondo … al centro di che cosa?
    Non so che cosa ci sarà dopo la mia morte, né mi interessa sapere se verrò ricordata… non mi metto al centro, non penso di essere speciale.
    So di far parte di quei miliardi di persone che si sono incarnate, che sono transitate sulla terra, che hanno avuto la fortuna o la sfortuna di vivere.
    So di far parte di quei miliardi di  esseri viventi che abitano la terra : animali, piante, rocce, la cui vita si e’ intrecciata e io non sono il centro del mondo.
    Accade che io sia nata in Europa e non in Iran, accade che sia femmina, che stia bene economicamente, mentre tantissime altre donne, ma anche uomini, sono torturate, umiliate, sfruttate…. e sono, come me …come me, molto meno fortunate e fortunati.
    Accade…. Accade….
    Siamo una unità nel tutto e c’è tutto e il contrario di tutto, per fare una unità. 
    A me importa, qui ed ora, vivere con dignità, essere coerente, aperta al mondo, sapere di non essere speciale, sapere di fare sempre del mio meglio per me e per l’altra/o da me, osservare e non giudicare. Collaborare, cooperare, aiutare, non competere .
    È  passata l’età delle domande, ora semplicemente vivo.  

  2. Yleana dice:

    A Carla e Angiola, fonte di ispirazione…come ognuno di noi l’uno per l’altro

    Vivere, comunque, andando avanti, riempiendoci di questa nostra Vita, momento per momento.
    Credendo in questa nostra vita, nel vento impetuoso di questo infinito oggi che sempre si ripete di follia.
    Aiutiamoci, perché c’è…la bellezza c’è.
    Cerchiamola, scopriamola, vediamola, guardiamola, penetriamola. Sempre.
    E il resto svanirà.
    Noi, genere umano, ancora non sappiamo, ciò che l’albero sa.
    Yleana

  3. Angiola dice:

    Lo scritto di Carla mi fa pensare al Seminatore che ha l’ostinazione della solidarietà, della speranza. Speranza per una vita autentica, un po’ più piena di amore. Non dobbiamo uccidere la speranza di nessuno. Il dono assolutamente gratuito, aperto alla vita in ogni dove, fiducioso non ammette limiti, non accetta confini né restrizioni, supera le barriere del dubbio che trattengono. Puo’ sembrare quasi uno spreco: gettare semi senza porsi tante domande sul dove finiranno? Che fine faranno? Ma il seminatore gioisce all’idea di donare vita anche in solchi nuovi, inattesi, insperati. Angiola

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