Una lettera da chi ce l’ha fatta

Rileviamo dal gruppo di LinkedIn  “Manager che cambiano vita” una bellissima testimonianza:

mani“Una lettera da chi ce l’ha fatta”

Oggi, dopo aver sentito al telegiornale dell’ennesimo suicidio di un imprenditore sopraffatto, ho improvvisamente realizzato che forse potrei, dovrei mettere a disposizione degli altri il percorso che mi ha portato dalla disperazione alla felicità di una nuova vita fatta di nuovi e più profondi valori.

Ho chiamato il numero verde antisuicidi della Regione Veneto per offrire il mio aiuto e mi hanno detto che una testimonianza di chi, come me, ce l’ha fatta (intendo a vivere, non a realizzarsi economicamente) potrebbe dare speranza e conforto e mi hanno consigliato di scrivere a Lei che forse può trovare utile la mia voce.

Ho perso tutto 10 anni fa. L’attività di famiglia, nella sua chiusura forzosa e tragica con un concordato intriso di sudore, lacrime e morte si è trascinata dietro tutto. Avevo un figlio di pochi mesi e ho perso il lavoro e la casa ma ciò che è peggio ho perso il mio matrimonio e… mio padre. Lui non ce l’ha fatta. E’ morto di infarto poche ore dopo l’ennesima brutta notizia, schiacciato da una procedura fallimentare che ha poco di umano e che umilia e lacera più del dovuto, più del comprensibile, più dell’accettabile. Forse il matrimonio no, ma mio padre poteva salvarsi.

Se solo avessimo vissuto quella sciagura con uno spirito diverso, capendo che finiva una Società non delle Persone. Che finiva una fase della vita, non la Vita. Se fossi stata più forte e più saggia avrei potuto focalizzare l’attenzione sulla Vita, sulla Famiglia e sull’Amore. Queste erano le ricchezze più grandi. Se avessi saputo farci scivolare addosso tutto il male e il dolore che ci pioveva sopra…mio padre ora sarebbe vivo. Ne sono sicura. E allora se la mia esperienza, se il mio essermi lavata al fiume del dolore, della povertà, dell’angoscia e dell’umiltà, se questo può aiutare qualcuno a non buttare via la sua vita, se può aiutare qualche padre a non morire sopraffatto, allora devo parlare, devo raccontare.

Devo dire di come una vita distrutta possa tornare a pulsare, di come si possa uscire da quel tunnel buio che fa desiderare di chiudere gli occhi per sempre. Sono viva per mio figlio. Ma ora, più che mai, sono felice di esserlo soprattutto per me. Sono una persona diversa. Più povera, senza dubbio ma in realtà molto, molto più ricca e felice. Spogliandomi delle ricchezze, nuotando nella melma contro le istituzioni e le procedure, imparando a gestire la vergogna e la sopraffazione con l’unico obiettivo di togliere più sofferenza che potevo dal cuore di chi amavo, ho scoperto come si possano vivere con serenità e con gioia le piccole cose. Ora ho una vita felice, una nuova famiglia e anche un lavoro che mi dà una discreta soddisfazione.. ma prima di tutto sono in pace con me stessa, mi voglio bene e tutto ciò che mi accadrà in futuro mi troverà più forte e determinata. Io non sono migliore di altri, perciò credo fortemente che tutti possano salvarsi da vicende così traumatiche. Non bisogna morire per questo!

Se potessi aiutare, non dico a salvare una vita ma anche solo ad alleggerire il cammino di qualcuno dandogli una luce di speranza, lo farei volentieri.  Giulia”

Taggato . Aggiungi ai preferiti : permalink.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.