Il sentire, la ragione del cuore e l’articolazione del giudizio nell’ascolto attivo

Pubblichiamo un contributo di Stefano Bianco, psicologo e psicoterapeuta, socio di AMA T.R.E.

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Quando parliamo di ascolto si corre il rischio di banalizzarlo riducendolo al semplice capire. Un processo che, in questo caso, avverrebbe nel campo della razionalità.

Cosa provoca una distorsione del giudizio fino a farlo diventare fuorviato e schiavo dell’idolatria? Cosa genera odio e guerre o rotture?

dell'alleanza fotoVorrei sottolineare che un buon ascolto richiede lo spostare l’attenzione in un luogo e in un metodo molto più profondi e sottili completamente diversi dal campo della razionalità. Luogo e metodo che sarebbero il risultato dell’applicazione della ragione del cuore, rispetto alla quale la razionalità caso mai avviene in un secondo momento e in un modo molto più riduttivo. Questo metodo lo usiamo senza rendercene conto, in modo automatico (perché appartiene al regno dell’involontario), ma viene prima della razionalità e ci differenziamo per quanto siamo attenti all’ascolto dei suoi effetti e per quanto siamo sintonizzati sulla sua origine.

Procediamo con ordine.

Cominciamo col dire che quando sentiamo siamo onda e quando pensiamo siamo particella. Quindi quando sentiamo siamo nella musica e nel movimento quando razionalizziamo diventiamo massa, come un precipitato del sentire. Nel sentire siamo in un tempo senza tempo o infinito con la razionalità invece il tempo è lineare. Nel sentire gli opposti sono armonicamente legati insieme, non si sono ancora manifestati come opposti, e seguono la legge dell’analogia nella razionalità sono separati, isolati e frammentati e seguono il principio di causalità.

Per quanto riguarda il luogo la ragione del cuore parte, anatomicamente, dall’ano e i genitali, prosegue nelle viscere, passa nel diaframma, il sistema vestibolare (quello che ordina il movimento e il rapporto tra le parti) e su fino al cuore. Il cuore tramite il respiro fa una sintesi e comunica con l’intuizione all’intelletto. Dopo, l’intuizione procede con la Visione e infine c’è l’immagine che sfocia nel campo della razionalità.

Ora un ‘immagine che proviene dalla ragione del cuore non è la stessa che proviene dalla razionalità. La prima rifletterà ciò che siamo autenticamente la seconda ciò che so. Credo che un buon ascolto faccia coincidere ciò che so con ciò che sento. Ciò che so seguirà al ciò che sento anticipato da uno spostamento dell’attenzione sulle nostre viscere e il nostro cuore.

L’intuizione, quando avviene, permette lo sfociare del tempo senza tempo nel tempo lineare.

Quando abbiamo una Visione apprendiamo per contemplazione, non siamo condotti cioè da una volontà conoscitiva, di potenza, manipolante ma siamo immersi per un istante dentro ad un paesaggio che lega l’origine della ragione del cuore con il concreto e in questo viaggio ci fa vedere delle cose.

Per rispondere alla domanda iniziale, è chiaro che se rimaniamo, per articolare il giudizio, sempre nel campo della razionalità vuol dire che saremo chiusi al nostro sentire con la conseguenza che il nostro giudizio verrà fuorviato dagli idoli.

 Questi mi spingeranno a pensare, per essere confermati (dei quali è bene ricordare che si è accettati solo in quanto servi), unicamente quei precisi contenuti.

Voglio dire che se ad esempio avrò come idolo il Denaro questo lo avrò messo al posto dell’Assoluto (da qui idolatria) e lo userò, (inconsciamente avrò una visione guida), come causa del mio agire e del mio pensare. Non potrò permettermi di perdere questo Assoluto e allora, mi attaccherò ad esso e cercherò di confermarlo continuamente. Come? Facendo passare, a livello della coscienza, solo quei contenuti che non ascoltano il ciò che effettivamente è ma quello che mi farà comodo pensare.

Quello che so andrà per una strada opposta a ciò che sono in quel dato momento sul piano del sentire.

burattinaio fotoI tre idoli che si generano per la chiusura nell’io sono: Il potere per il potere, il successo e il denaro. Questi idoli sono seducenti perché promettono l’immortalità. Solo che è un’immortalità illusoria, effimera perché avverrebbe tutta interna all’io. Escludendo il corpo. La promessa cioè non sarà mantenuta.

Considerando che il noi accade nel sentire, la chiusura nella razionalità ci porterebbe a perdere di vista l’altro o il gruppo per ciò che effettivamente sono mentre lo penseremo seguendo la necessità del ciò che vorremmo che fosse. Il nostro atteggiamento diventerà bellicoso e la ragione economica, quella che considera gli elementi-persone solo per il loro aspetto funzionale e per i loro rapporti di produzione, diventerà l’unica causa dell’agire. In questo caso penseremo per contrapposizione e l’altro sarà il nemico.

Recuperando la definizione di Silvia Montefoschi, il maschile sarebbe “l’andare verso” e il femminile “l’accogliere da”. Ora il pensiero, che è penetrante, agisce il maschile mentre l’ascolto del sentire fa agire il femminile.

Considerando che le donne sono fisiologicamente strutturate a far parlare il vuoto (ma non è detto che poi scelgano di essere femminili) oggi, il bivio storico, sarebbe quello di emanciparsi dall’imperialismo della razionalità per lasciare spazio all’emergere del sentire. Questo significa aprirsi all’ascolto della propria interiorità. Affinché ognuno trovi il noi nell’io. Il proprio femminile nel maschile.

Quindi mentre nella razionalità incontriamo il pieno del concetto nel sentire ascoltiamo e facciamo agire il vuoto in noi. Da qui l’importanza del silenzio.

Vorrei anche sottolineare la relazione tra la Ferita e l’Ascolto.

Tutti abbiamo la propria Ferita. Anche nei migliori dei casi. Perché tutti abbiamo sperimentato la prima perdita che ci ha annientato. Cogliendoci del tutto impreparati. Senza poterci appellare ad un’esperienza pregressa che avrebbe potuto venirci in aiuto.

Poi si aggiungeranno le ferite successive. Ma la prima…. E ognuno localizza la Ferita in un punto preciso del corpo, rimuovendola. Mettendola in solaio del sentire. Considerando che la razionalità agisce in risposta al sentire questo significherà che sarà la paura a guidarci nella scelta dei contenuti razionali se continueremo a non volerne sapere. La paura di ripetere quell’esperienza e quindi di riprovare quel dolore.

Ora cosa centra l’ascolto?

infinito1Centro perché questa ferita avrà a che fare con il vuoto. Sarà un buco. E, essendo nel movimento perché non razionalizzata, funzionerà come un diapason. Assorbirà tutti i movimentie li farà risuonare in noi dal buco fino all’intuizione. Quindi è lei che ci guida nell’Ascolto ed è attraverso lei che l’Origine del Tutto e L’Uno si manifestano. E’ anche per questo che siamo tutti fragili. La forza sta nel portarla a livello della consapevolezza. Sentirla quando risuona.

Queste pagine stanno quindi a significare che quando siamo in gruppo è importante spostare l’attenzione sul respiro e sulle nostre viscere e lasciarle accadere ascoltandole. Chiedendoci poi cosa stiamo provando. Per rispondere alla domanda da dove viene questo pensiero? Mettendo così in relazione ciò che avremo pensato con quello che già avevamo provato.

Perché ciò che accade nel gruppo accade dentro di noi.

 

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