Riflessioni sulla morte

Pubblichiamo un contributo di Laura sul tema della morte.

La morte non è altro che il proseguimento della vita. Negli nostri incontri, ci eravamo ripromessi di riflettere sul nostro vissuto, qualora avessimo qualche mese di vita.
Devo dire che per quanto mi riguarda, all’inizio ho pensato di poter affrontare la situazione in totale serenità, ma poi improvvisamente pensando ai miei affetti, alle persone che amo e che dovrei lasciare mi ha preso letteralmente il panico.
Mi sono interrogata su questo e la risposta l’ho trovata negli attaccamenti. La paura della morte è data principalmente dal processo di separazione, che può andare dal timore verso l’ignoto al dolore di lasciare i propri cari, al dubbio circa l’immortalità. A me piace molto pensare che la morte sia un momento di elevazione della nostra Anima; un punto di transizione da uno stato di coscienza ad un altro.
Chiaramente il primo passo è quello di comprovare la sopravvivenza dell’anima (questo è dimostrato continuamente altrimenti saremmo tutti vittime di un’allucinazione collettiva). Noi siamo chiamati a fare questa esperienza nella nostra vita terrena, non solo sul piano fisico ma soprattutto dando importanza e consapevolezza all’Anima. Di conseguenza se la si vede in quest’ottica, la morte diventa un elemento liberatore e non come qualcosa di tragico da cui si deve essere ossessionati.
La morte è il solo avvenimento che noi esseri umani possiamo predire con certezza. Eppure è il solo che l’essere umano si rifiuta di pensare fino a quando non lo si deve affrontare. Sono molteplici gli atteggiamenti nei confronti della morte. Ci sono coloro che si auto-commiserano, sono preoccupati da tutto ciò che devono lasciare, tutti i beni materiali accumulati durante la loro vita. Per loro il significato “vero” della morte sfugge alla loro attenzione. Altri invece, affrontano con coraggio la morte dal momento che non vi è modo per sfuggirvi. Altri ancora rifiutano il pensiero e la possibilità della morte e quindi arrivano impreparati a questo traguardo.
Io posso pensare alla morte come ad una cosa inevitabile ma anche ad una portatrice di trasformazione della vita facendola diventare parte integrante del percorso. Possiamo vivere con la coscienza dell’immortalità e ciò darà consapevolezza e slancio alla nostra vita. Ma possiamo anche alimentare la coscienza del nostro futuro trapasso vivendo l’attesa del suo prodigio.
Esiste una tecnica per vivere e una tecnica per morire. La prima è quella di attivare la coscienza del cuore, vivere con il cuore. La seconda è vivere con consapevolezza. La retrospezione serale che il nostro gruppo stà sperimentando è molto utile a questo scopo.
Laura




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