La montagna da amare

A cura di Sandro F.

Questa sera si parla dell’acqua. La montagna è certamente uno dei luoghi in cui l’acqua si manifesta e si esprime in modo particolarmente significativo e anche spettacolare.

Ma andiamo con ordine e partiamo dall’inizio.

Quando, circa un secolo fa, ho iniziato ad andare in montagna, uno dei miei maestri mi ha detto: “La montagna bisogna amarla e teme05rla”. Ma allora si era giovani e, quando si è giovani, andare in montagna è soprattutto una conquista, la conquista della vetta; perché dalla vetta si arriva anche a toccare il cielo.

Ma poi, più si va avanti con gli anni, più ci si rende conto che non siamo noi a conquistare le montagne, ma è la montagna che, alla fine, ha conquistato noi. E allora non è più tanto importante arrivare da qualche parte o salire su qualche cosa; diventa importante invece come ci si arriva, ciò che si incontra, chi ci è vicino in quei momenti, oppure chi non c’è.

Ci si accorge anche di qualche cosa che ci fa star bene, che ci fa apprezzare e godere sempre più ogni dettaglio, ogni elemento che costituisce quell’insieme delicatissimo e armonioso che è la montagna.

Sono tanti gli aspetti della montagna che possono suscitare interesse e curiosità: i fiori, la vegetazione. La natura e la conformazione delle rocce e del suolo. Gli innumerevoli segni della presenza dell’uomo: le case, la storia, il lavoro, i sentieri, la ricerca e la riscoperta dei percorsi degli antenati. Gli animali. Non è facile fotografare gli animali, soprattutto i selvatici; chi lo sa fare è veramente bravo, infatti io non ci riesco mai; tranne quando incontro gli stambecchi, perché gli stambecchi di solito non scappano e qualcuno si mette anche in posa.

Però questo degli stambecchi è solo un pretesto per provare a fare un ragionamento che ci riporta alle parole di quel mio vecchio maestro.

Nel regno animale ci siamo dentro anche noi, che ci piaccia o no; solo che noi abbiamo la presunzione di essere al di sopra di tutti, perché sappiamo leggere e scrivere, magari neanche tanto bene, e gli stambecchi invece no.

Ma la montagna queste distinzioni non le fa.

Credo di avere imparato che, di fronte alla montagna, non sono, e non valgo, niente di più, e niente di meno, dello stambecco, o della marmotta, o del rododendro, o del filo d’erba, o del sasso. Ma siamo tutti parti, ugualmente importanti, di un insieme che si regge su di un equilibrio molto delicato.

Credo di avere anche imparato che, solo se sappiamo mantenere questo equilibrio, e sappiamo ricrearlo dentro di noi, nel nostro sentire, nei nostri atteggiamenti; solo così e solo allora la montagna, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili, ci si presenterà come un ambiente certamente severo e di cui avere un giusto timore. Ma non sarà mai un ambiente ostile.

Sarà una montagna che ci accetta e non ci respinge: la montagna da amare.

LA STORIA DELL’ACQUA

s05Vista in questo contesto, l’acqua diventa particolarmente affascinante.
L’acqua è un elemento fondamentale nell’equilibrio e nella natura delle montagne. L’acqua che, con il sole e il vento, ha dato alle montagne le forme che noi oggi vediamo e nelle quali ci muoviamo. Che non saranno più le stesse per chi verrà dopo di noi, perché l’acqua continuerà per sempre a cambiare il volto delle montagne.

L’acqua, che porta la vita, ma non perdona l’arroganza e la stupidità degli uomini. Questo è ciò che resta della diga del Gleno; quarant’anni dopo è toccato al Vajont.
La storia dell’acqua sulle montagne incomincia in alto, dalle vette e dai ghiacciai. Anzi, ancora prima, dalla neve che cade dal cielo. Tra i tanti miliardi di fiocchi di neve non ce n’è mai uno uguale ad un altro; eppure hanno tutti la stessa struttura esagonale.

Poi non è vero che le montagne sono ferme. Tutto si muove sulle montagne, a incominciare dalle montagne stesse. Possiamo tornare cento volte nello stesso luogo e trovare cento luoghi diversi. Innanzi tutto perché noi non siamo mai gli stessi; e poi cambiano continuamente le condizioni: la stagione, l’ora, il tempo, le persone che sono con noi, oppure se siamo soli.

Anche il ghiacciaio è una massa plastica in continuo scivolamento verso valle. In corrispondenza delle discontinuità del fondo su cui scorre, il ghiaccio si spacca, si crepa; si formano appunto i crepacci, che si aprono e si chiudono per poi riaprirsi, sempre negli stessi punti.
E non c’è niente che si muova più dell’acqua, quando cambia di stato e ridiventa liquida. Allora manifesta veramente tutta la sua energia vitale.

 Nelle cascate talvolta riusciamo a cogliere un arcobaleno, ma è soprattutto il fragore dell’acqua che precipita a darci il senso di una forza inarrestabile. Una forza che scava la montagna e va ad approfondire le valli create dagli antichi ghiacciai.
L’acqua trova una sua calma apparente nei laghi. I laghi di montagna posseggono un innegabile fascino, dovuto a quel poco o tanto di misterioso che ha in sé ogni lago, ed anche al senso di serenità e di tranquillità che ispirano. Il loro fascino sta proprio in questa loro ambivalenza.

C’è una leggenda, nei Lagorai, secondo la quale i laghi sarebbero abitati, oltre che dai pesci, anche da strani esseri che condizionano l’esistenza di chi va per le montagne, determinando il bello e il cattivo tempo; per cui, se si getta un sasso in un lago, questi esseri si vendicano e scatenano furibondi temporali e bufere.
Presumo che questa leggenda non abbia nessun fondamento scientifico, però vi posso garantire per esperienza diretta che succede proprio così.
Perciò vi raccomando di non gettare mai sassi nei laghi.

n.d.r.: Anche in seguito al lavoro che stiamo facendo, mi viene da pensare che questa leggenda possa avere un senso, che forse i nostri antenati avevano intuito: Quando l’acqua “buona” si offende, scatena tanta acqua “cattiva”: la “memoria” dell’acqua.
L’acqua, mai ferma, si unisce ad altra acqua, corre giù per le montagne al piano, si distende nei grandi laghi, bagna paesi e città, fino al vecchio grande fiume.

E poi fino al mare, dove l’energia del sole la farà ritornare, su nel cielo, a riportare vita alle montagne e alla terra.

L’acqua, sempre la stessa, sempre diversa e in continuo movimento nella sua storia infinita. La storia dell’acqua, al cui confronto l’esistenza di ciascuno di noi, per quanto lunga e intensa, e unica e irripetibile, altro non è che un battito di ciglia.

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2 risposte a La montagna da amare

  1. Pingback:AMA 2: La tematica analogica del 2015 - Eléusi

  2. grazie Sandro

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