La fede e la ricerca

Durante il nostro ultimo intenso incontro, abbiamo condiviso i nostri pensieri, emozioni e vissuti, circa la propria collocazione inerente al credo religioso, spirituale ed esistenziale. Abbiamo scelto di mettere in comune le nostre ricerche e le nostre esperienze circa il senso della vita, della morte, dell’amore. Cerchiamo di arricchirci a vicenda attraverso le nostre diversità, tra noi abbiamo sia credenti che non credenti e questo ci offre opportunità di confronto ed arricchimento.  A questo proposito, vorrei aprire uno scambio di pensieri sulla Fede, valore da ‘restaurare’ nell’epoca nuova, partendo dalla mia personale esperienza.
Quando ero poco più di una bambina, la mia vita trascorreva come quella di tutti nella ciclicità dei sentimenti che si alternavano nelle varie vicissitudini. Tra le tante situazioni, colorate da un temperamento vivace e temerario, una costante era sempre presente: l’esigenza di cercare risposte ai “misteri della vita”.
Perché si vive, si muore, il perché della malattia, la sofferenza, e poi Dio, chi è   cosa fa, davvero tutto dipende da lui, anche il permettere la morte dei bimbi piccoli, dei giusti, e le guerre, i crimini, le atrocità?
Gli insegnanti di religione, le suore di catechismo, mi guardavano perdute, sommerse dalle mille domande senza risposte soddisfacenti. La famiglia, gli insegnanti non riuscivano a dissetare la mia sete di risposte, e delusa chiudevo le porte alla speranza.
Una delle cose che però ho sempre tenuto nel cuore, quasi furtivamente, è stata una figura del vangelo, poco amata dai religiosi, citata come esempio da non seguire, e questa figura era l’apostolo Tommaso.
Tutti ricordiamo il detto scherzoso di Tommaso ficcanaso. Nonostante queste credenziali negative, questo personaggio mi affascinava, in lui sentivo di potermi identificare.
Ho sempre pensato, anche da adulta, di non aver mai avuto il “dono della fede”, e questa la consideravo una delle tante ingiustizie che la religione, cosi come veniva presentata, propinava. Mi chiedevo infatti perché ad alcuni venisse elargito gratuitamente questo dono, senza sforzo, mentre ad altri, assetati di sapere e consapevolezza, toccasse la lunga, impervia, faticosa strada della ricerca.
Così è stato per me, che cercavo tra le tante chiese e religioni, tra oriente ed occidente, tra le fila delle scuole esoteriche.
In tutto questo darmi da fare però, la figura di Tommaso era sempre presente nella mia mente e nel mio cuore. Ho trovato utile sempre pensare a questo apostolo come a colui che mi ha portato a “ritrovare il corpo della fede”. Questo per me ha significato che è anche attraverso i sensi che noi facciamo esperienza del mondo, vediamo i fiori e ne sentiamo il profumo, ascoltiamo il rumoreggiare del mare, viviamo l’intensità di un abbraccio, il gusto del cioccolato.
Tommaso in questo senso, sembra dare legittimità ad una fede che non è un ragionamento su Dio ma è una esperienza di Dio. Anche la prima lettura di Giovanni ci ricorda: “ciò che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della Vita poiché la Vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza, quello che abbiamo veduto e udito, noi ve lo comunichiamo, perché anche voi siate in comunione con noi”. Ecco perché credo che l’apostolo Tommaso ci possa invitare a realizzare una fede che passa dal corpo, come dal corpo passa l’amore nelle sue infinite manifestazioni.
Una fede che passa da un con-tatto, con Dio, può diventare una fede che passa dal corpo dell’umanità. Tanto più abbiamo diffidato del corpo, tanto più sono cresciuti nelle chiese e nelle società, i corpi delle dottrine, della morale, spesso funzionali ad un controllo voluto ed assoggettato ai poteri vigenti, corpi spesso scollegati dalla vera essenza dell’umanità, obesi di arroganza e anoressici di amore.
Sono consapevole che noi non siamo ciò che sappiamo, il sapere deve essere metabolizzato, coscientizzato, trasformato in vita reale.
Per questo l’apostolo Tommaso, per ciò che rappresenta, ci può aiutare a ricucire i tanti strappi dentro di noi, a ricomporre molte fratture tra corpo ed anima. Ci può aiutare a ritrovare il piacere del credere, a realizzare una fede consapevole, conquistata, giorno dopo giorno, lungo le strade della nostra vita.
Ciò che ho realizzato sempre più, è il sapore di una “fede guadagnata”, raggiunta e mai definita con la totalità del mio essere. I sensi, i sentimenti, il corpo, i pensieri, se asserviti ad una volontà superiore, possono essere davvero lo strumento dell’anima.
Il grande maestro soleva ripetere: “voi siete i miei piedi, voi siete le mie mani”.

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Una risposta a La fede e la ricerca

  1. Flavia Piccinelli dice:

    Penso che la Fede sia un sentimento molto importante, in se’.
    Avere fede non è solo avere fede in un Dio e nella parola rivelata, ma avere fiducia, di se’, della vita, degli altri . Senza fede non c’è futuro ne’ speranza e per avere fede è necessario fare il passaggio di prendersi sulle spalle la responsabilità di se’stesse, della propria vita, senza attribuire ad altro /i/e le proprie sconfitte, i propri errori, i propri limiti.
    L’incontro con l’ignoto, puo’ avvenire solo quando abbandoniamo le certezze, le sicurezze e il controllo, ci poniamo nella posizione di accogliere ciò che ci accade, senza giudizio o moralismi e iniziamo a frequentare il mistero senza averne paura; la religione è la frequentazione del mistero, cioe’ di cio’ che non sì puo’ spiegare razionalmente ma che accade, lo percepiamo con il corpo, con i sensi, dapprima in modo confuso, caotico e preoccupante e poi sempre piu’ chiaramente e ci affidiamo, nel senso che quello che sentiamo è la realta’ in tutti i suoi aspetti e ne facciamo esperienza.
    La religiosità, la spiritualità non è solo quella che si riconosce in una chiesa, in una religione specifica, non è una garanzia offerta da un Dio per la propria salvezza ma un sentimento che percepisce che c’è altro, di inspiegabile e di divino, oltre a ciò che si puo’ vedere e spiegare e che questo divino c’è già dentro di noi e puo’ essere integrato nell’unità di anima e corpo …. per arrivare alla completezza di sè.
    Non tutto è come appare, cercando si puo’ trovare, oltre l’apparenza .

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