La condizione dell’umana sofferenza

Nella mia ricerca sull’Armonia, mi sono posto questa domanda: come tenere l’Armonia dentro di me per poi vederla in tutte le cose? Un metodo molto efficace è il metodo psicologico insegnato dal Buddismo. Tale insegnamento ebbe come unico interesse ed obbiettivo:
Questi sono i pensieri con i quali ho risuonato, che mi hanno fatto riflettere e ve li propongo.
x sofferenzaLa LIBERAZIONE DALLA SOFFERENZA. Ovviamente non si trattava della sofferenza fisica, altrimenti il Buddha sarebbe passato alla storia come medico. Si tratta evidentemente della sofferenza psicologica. Anche allora era molto diffusa. Ed infatti la tradizione stessa l’ha definita “la condizione umana”.

La prima Nobile Verità è la constatazione della diffusione della sofferenza. Ma cosa produce la sofferenza? La risposta del Buddha è : una visione errata della realtà. Il Buddha ha proposto in alternativa una visione della realtà e un comportamento capaci di darci serenità, pace, allegria, gioia, amore. In altri termini, benessere, felicità, armonia. Ma l’insegnamento originario del Buddha era, come vedremo un metodo psicologico. Un metodo capace di eliminare la sofferenza e quindi di renderci capaci di vivere costantemente in uno stato di SERENITA’. La tradizione lo ha trasformato in una teoria. Esso è invece una pratica.

La pratica proposta dal Buddha consiste nel realizzare cinque poteri che ognuno di noi possiede già ma semplicemente non usa. Essi sono: il controllo della mente, la presenza nella realtà, la consapevolezza del cambiamento, il non attaccamento, l’amore universale.
mandalaCosa è un Buddha? Un Buddha non è un Dio, un santo, un superuomo o un essere sovraumano. E’uno di noi. Uno qualunque. E’ uno che ha eliminato la sofferenza. Non dal mondo, ma dentro di sé. Non soffre più. Non s’adira. Non odia. Non prova gelosie, invidia, rancore. E neppure tristezze, ansia, angoscia. E neppure bramosia, avidità, egoismo. Ma cosa vuol dire: che è un apatico, indifferente, senza sentimenti? NO…I sentimenti ce li ha. Tutti. Ma non li esaspera. Non li fa crescere. Non se ne fa schiavo. Non li alimenta. Parlo di quelli negativi. Alimenta soltanto quelli positivi. Che sono serenità, pace, allegria, gioia, armonia, amore. Riesce cioè a rimanere sereno dentro di sé nutrendosi di sentimenti positivi, godendosi i sentimenti positivi e neutralizzando i sentimenti negativi. La sua mente è sempre serena, calma. Il suo corpo è sempre rilassato. Non ha più stress, tensione. Vive di gioia, di allegria, d’armonia, d’amore. E infonde intorno a sé gioia, armonia, amore, allegria, buonumore. Perché ha conquistato la serenità.

UN BUDDHA E’ COLUI CHE HA CONQUISTATO LA SERENITA’ E LA MANTIENE IN QUALUNQUE SITUAZIONE. OGNI ESSERE UMANO HA NATURA DI BUDDHA. LA NOSTRA SERENITA’ NON DIPENDE DALLE SITUAZIONI MA DALLA NOSTRA REAZIONE A ESSE.

Una stessa situazione produce reazioni diverse in persone diverse. Noi stessi, nella medesima situazione, abbiamo avuto reazioni diverse in periodi diversi della nostra vita. La nostra situazione è infatti condizionata dalla nostra esperienza, ossia dal nostro passato. Questo condizionamento, nella cultura orientale, è stato indicato come legge del Karma. La legge del Karma è stata descritta nella Bhagavad Gita poema epico indiano verso il V secolo a.c. anteriormente alla venuta del Bhudda.
Nella cultura occidentale la legge del Karma è stata scoperta soltanto nel XX secolo da Sigmund Freud, il quale nel condizionamento della memoria(inconscio) del passato sul presente ha individuato la causa della nevrosi. Karma significa” azione”. Questa legge mostra come ogni nostra azione è condizionata dalla nostra esperienza. Quindi il nostro presente è condizionato dal nostro passato. Ma ciò comporta che il nostro futuro è condizionato dal nostro presente.

Quindi , intervenendo sul presente, noi siamo in grado di determinare il nostro futuro. Se è vero infatti che la nostra reazione alle situazioni è condizionata dalla nostra esperienza passata, è altrettanto vero che noi siamo in grado con la CONSAPEVOLEZZA e la VOLONTA’ di fare sì che la nostra reazione alle situazioni si svincoli dal condizionamento e rimanga positiva, mantenendo la nostra serenità. Questo farà sì che il nostro futuro sarà condizionato in senso positivo e il mantenimento della serenità diventerà per noi un comportamento spontaneo. Il Buddha è stato definito infatti proprio così: IL NON CONDIZIONATO, colui che si è sottratto al condizionamento del passato .
Le quattro Nobili Verità parlano della sofferenza:

1) constatazione della diffusione della sofferenza

2) La causa della sofferenza

3) l’estinzione della sofferenza 4) modalità di estinzione della sofferenza

Poi ci sono gli Otto Nobili Sentieri: RETTA CONOSCENZA, RETTO PENSIERO, RETTA PAROLA, RETTA AZIONE, RETTI MEZZI DI SUSSISTENZA, RETTO SFORZO, RETTA PRESENZA MENTALE, RETTA CONCENTRAZIONE. Le quattro nobili verità e gli otto nobili sentieri costituiscono dunque il nucleo dell’insegnamento del Buddha.

spiraleIL CONTROLLO DELLA MENTE
Mi sono accorto ad un certo periodo della mia vita che la mia mente spesso era lontana , cioè era nel passato o nel futuro, non nel qui ed ora. Da ciò è nata una ricerca personale per trovare la centratura, non sempre con successo. Il primo potere da conquistare , il controllo della mente, è molto importante ed è il fondamento di tutta la procedura atta a realizzare lo stato di armonia serenità. ’ appunto ciò che il Buddha ha chiamato Retto Sforzo. Controllare la mente è uno sforzo di volontà. Esso è stato presentato come base dell’evoluzione spirituale e sollecitato da tutti gli iniziati, dal Buddha a Platone, a Seneca, a sant’Agostino, a Pico della Mirandola, a Maometto, a Sai Baba. Per controllare la mente, dice il Buddha, è necessario osservarla. Osservare le proprie sensazioni, le proprie emozioni, e quindi è il pensiero la causa della sofferenza. Infatti l’emozione è originata dal pensiero. Se penso alla perdita di una persona cara si produce in me un’emozione che chiamo “sofferenza”. Se penso invece a una persona cara che mi sta vicino, si produce in me un’emozione che chiamo “piacere”. Dunque è il pensiero, che produce la nostra sofferenza psichica.

IL PENSIERO CHE PRODUCE SOFFERENZA NON E’VOLONTARIO. Nessuno infatti si produce intenzionalmente della sofferenza, perché ciò va contro l’universale programma genetico di sopravvivenza. Quante volte non vorremmo pensare a ciò che abbiamo perduto, ai nostri insuccessi, alle nostre delusioni, ai nostri errori, e non ci riusciamo. Come avviene che noi produciamo pensiero involontario? Perché lo produce la nostra memoria(inconscio). Le aggressioni, le ansie, le paure, le perdite, gli insuccessi, che noi abbiamo vissuto rimangono incisi nella nostra memoria e si ripresentano sotto forma di pensieri che richiamano e riproducono quelle emozioni. IL PENSIERO CHE CI DA’ SOFFERENZA E’IL PRODOTTO AUTOMATICO DELLA TENSIONE REGISTRATA NELLA NOSTRA MEMORIA. Nella condizione di nevrosi il pensiero che ci dà sofferenza costituisce la quasi totalità della nostra attività psichica. Come può avvenire questo? Perché I PENSIERI SI RIPRODUCONO.

I pensieri negativi si producono come piante velenose e costituiscono la nostra sofferenza. IL CONTROLLO DELLA MENTE CONSISTE NEL CONTROLLO DEL PENSIERO.

Il retto pensiero consiste nella eliminazione dei pensieri negativi e nella costruzione di pensieri positivi. L ‘operazione che dobbiamo fare in definitiva è sostituire i pensieri involontari negativi con i pensieri volontari positivi.
Pensiero involontario negativo Pensiero volontario positivo agitazione concentrazione sul respiro antipatia gentilezza crudeltà compassione ira amore attaccamento riflessione sull’impermanenza:

OSSERVA CON DISTACCO I TUOI PENSIERI COME OSSERVI CON DISTACCO IL VOLO LONTANO DEGLI UCCELLI NELLA PACE DELLA SERA.

corda tesaL’osservazione distaccata del pensiero lo neutralizza: gli toglie la sua carica emotiva e quindi spezza la catena del suo auto rafforzamento nella memoria e dunque la sua forza di riproduzione.

“Noi siamo dominati da tutto quello con cui ci identifichiamo e dominiamo tutto quello da cui ci disidentifichiamo.”  (Assaggioli R.)

La mente e’ un organo del corpo e puo’ essere manipolata.

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2 risposte a La condizione dell’umana sofferenza

  1. eleusi dice:

    Risuonare con la sofferenza dei nostri simili significa empatia e comprensione, non è certo di questa sofferenza che si tratta. E’ la sofferenza che ci auto-infliggiamo con le paure, i sentimenti negativi, la resistenza alla realizzazione dei nostri talenti, che va liberata e lasciata scorrere via. I pensieri negativi, che insistono sul malessere anzichè trovare gli elementi di forza e di bellezza, portano sofferenza inutile e dannosa.
    In quanto al nostro compito su questa terra… certamente ciascuno pian piano trova il suo specifico campo di azione e di espressione, e questo è sicuramente bello e fruttuoso. Innanzi tutto è importante spendere e fruttificare i propri talenti, come le proprie risorse, e questo va a beneficio di tutti automaticamente. La consapevolezza dell’importanza dell’aiuto, del soccorso e del servizio, nasce dalla una certezza che tutto è uno, il bene di tutti è il bene di ciascuno e viceversa

  2. Flaminia dice:

    Non sono nella fase del distacco dalla sofferenza, anzi: la sento la provo. Ascoltare l’umana sofferenza e farsene carico, della altrui e della propria, credo sia il compito dell’umanità. Se non ci si prende in carico le sofferenze, si diventa impermeabili a tutto. e io non vorrei fare come dice papa Francesco: anestetizzare le emozioni.
    L’umana sofferenza sia fisica che psicologica la vedo ogni giorno nei nostri fratelli che nascono in luoghi meno fortunati e sono costretti a fuggire dalla loro terra per chiedere aiuto a noi. Sì, mi rendo conto che con tutto quello che accade nel mondo si rischia di essere retorici, ma il nostro compito ora è quello. C’è un’ umanità dolente che bussa alle porte della civile Europa e noi dobbiamo rispondere, superando i nostri egoismi. Forse è in contrasto con l’osservare con distacco? Ditemi. Mi piacerebbe che qualcuno mi rispondesse e mi aiutasse a fare chiarezza.

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