ComUnità – Territorio e Relazioni Evolutive

La complessità di una comunità ricca anche se ipotizzata come un successo della collettività presenta caratteristiche di enormi complicazioni del vivere quotidiano. Una comunità dove la ricchezza media è superiore al dato nazionale innanzi tutto non si riconosce nell’andamento del proprio Stato e non integra i bisogni di chi ricco non è. Generalmente la misura del benessere è data dal denaro e non dal lavoro e questo genera comportamenti  carenti di azioni diversificate. Nulla di più tragico avviene se non esistono scelte di biodiversità, se le opzioni della collettività sono massificate in uniche soluzioni di educazione di economia di atteggiamenti morali  la comunità  potrà garantire la sopravvivenza solo per poco.

 

Veniamo a noi, dove l’abbandono del territorio è esponenzialmente in azione e la capacità economica è ridotta all’uso del turista, in un periodo di circa nove mesi. Se questi due presupposti sono la costante di attivazione di una comunità ne deriva una sostanziale concentrazione sulla facilità del guadagno e non sul lavoro. Alcuni esempi di accoglienza dove il conduttore non registra neanche il consueto passaggio delle chiavi dell’alloggio, non vede i turista e non ne cura quindi l’ospitalità, non ha bisogno di garantire i servizi perché già ha incassato i guadagni, non si fa carico della manutenzione ordinaria e limita il proprio lavoro alle indicazioni in  via telematica, non potrà produrre cambiamenti e miglioramenti nel proprio lavoro se non in funzione dei guadagni personali. Ha inizio così una apparente conquista di profitti che sarà illusoriamente sostenuta fino alla degenerazione progressiva del sistema che si manifesta velocemente nell’arco di poche generazioni.

Se la comunità ha scelto un sistema economico quasi unico la vita della comunità ne riceve una ferita spesso insanabile decretando la fine di un territorio e di un paese. Quello che sta avvenendo nel nostro territorio non può essere inosservato da chi  ha a cuore la vita futura dei propri figli o nipoti, non solo quelli biologici, in seno al luogo di appartenenza. Anche l’idea che fuori di qui  è meglio è legata alla grande illusione del vivere moderno, purtroppo la storia ci insegna che i fenomeni di degrado sono assai più infettivi delle malattie più pesanti. In una società che  fonda il valore sul danaro la felicità non è raggiungibile. I beni materiali anche se tanti non stimolano la capacità creativa dell’esistenza e non obbligano al rapporto con l’altro anche in termini di contraddittorio, quindi non si hanno che esperienze di ingurgitamento emotivo. Tutto è eseguito dalla fruizione di appannaggi facili ed i talenti non sono disturbati. Paradossalmente chi ha molto non riesce a ricavare benessere e soddisfazione se non limitato ad un arco di tempo molto breve legato alla fruizione del bisogno.

 

La mancanza di passione e le esperienze di accumulo materiale sono distruttive della personalità e focalizzano il vivere quotidiano sull’ apatia verso tutto ciò che non risponde ai bisogni di ammucchiare. Si fanno avanti così personalità disturbate con grossi problemi di identità e legate alla soddisfazione immediata dei bisogni senza liceità degli interventi. Una comunità è resiliente se il lavoro dei suoi membri è diversificato in settori e ambiti disomogenei tra loro. L’insoddisfazione cronica e la dipendenza da farmaci droghe o emozioni possono essere superate con la poliedricità degli ecosistemi di una comunità, dall’attenzione e la cura degli adulti verso i più piccoli, dalle occasioni di condivisione e cooperazione di tutti gli elementi, un “buon padre di famiglia” è quello che crea occasioni multiple di funzioni e di attività diversificate .

Cosa ci può portare a smascherare le illusioni del benessere ? L’amore verso i nostri giovani e la visione di un futuro più lontano dell’esistenza terrena sicuramente può aiutarci a discernere sulle azioni da compiere, la passione per il bello ci può aiutare a oltrepassare la concezione dell’accumulo e dell’individualismo, il piacere della dignità ci può aiutare sviluppare le esperienze in seno ad una comunità ecologica, organizzata in contesti diversificati, poliedrica nelle idee nei pensieri nelle azioni, caratterizzata dall’unione e da relazioni significative dei suoi componenti . Riusciremo a superare le difficoltà future, e non saranno poche, solo uscendo dalla logica personalistica che ci ha portato per la prima volta nella storia dell’umanità a donare ai nostri ragazzi un mondo con meno risorse naturali di quelle avute dai loro genitori. Per azzerare il danaro conquistato basta un click del computer e nessuna banconota potrà comprare ciò che non esisterà più.

Dando ai giovani il sostegno massimo, non faranno peggio di quello che ha fatto la nostra generazione,  insieme verso una consapevolezza di valori potremo uscire dalla frustrazione del “bicchiere mezzo vuoto”  e tornare alla realistica passione dell’esistenza. Innamorarsi sognare stupirsi curare aiutarsi sono i prerequisiti di una comunità resiliente che ai tabù e alle divisioni ha sostituito la sociocrazia la lentezza l’armonia, semi che vorrei lasciare nella terra che ho abitato.

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