Cittadini in ascolto: un percorso

pescioliniAlcune piccole considerazioni sull’ultimo appuntamento con Eleonora, a fine corso “Cittadini in ascolto” .

Ho conservato molto della giornata trascorsa insieme sia in termini di contenuti sia di clima di lavoro. il passaggio della costruzione della realtà come “e-e” e non “o-o” mi continua a risuonare come atteggiamento vero verso l’accoglienza. Perché essere accoglienti? Semplicemente perché abbiamo bisogno di relazioni positive e queste sono subordinate alla capacità di empatia di rispecchiamento con l’altro. Se non troviamo un elemento di comunanza non ci può essere accoglienza, questa è stata la grande verità appresa. Accoglienza non è negazione delle differenze ma inclusione delle diversità rispettando le identità e appartenenze.

Come andare oltre le parole? Con la verifica costante continua di come riusciamo a contenere gli opposti, nelle forme più diversificate ma in essenza in relazione con il nostro cambiamento di giudizi rigidi.

Chi di noi non conosce donne ed uomini strettamente di parte convinti dell’univocità del loro pensiero? Con queste persone non è possibile fare inclusione non perché debbano cambiare opinione ma perché non riescono ad avere un campo di realismo dove la posizione personale possa essere collegata alla percezione di realtà fatta di molteplici opportunità. Riconoscere gli opposti , contenere potenzialmente il bianco ed il nero e tutti i colori che ci stanno dentro ci consente la giusta interpretazione della posizione personale di sé e degli altri. Ed è solo sull’osservazione del sé e sulla capacità di relazione tra i vari colori che si evolve, i sistemi chiusi sappiamo che implodono !

Quando nasce un conflitto è arrivato il momento del confronto e della condivisione che non sono solo valori etici ma una necessità. Il tipo di confronto è stabilito dalla capacità di liberarsi dall’accentramento personale e dal grado di fiducia che mi fa prendere in considerazione quello che l’altro mi dice. Non si risolve un conflitto pensando di essere unico depositario della ragione, non si arriva all’unità attraverso la prevaricazione e la subordinazione al pensiero unico porta al potere disarmonico.

Un insieme di persone non è di per sé un gruppo, per arrivare ad esserlo è necessario un lungo lavoro di identificazione, ma un insieme di persone può inserirsi in un campo di accoglienza dove individualità libertà e riconoscimento dell’altro possono coesistere. e questo dipende dalla capacità di liberarsi dai condizionamenti e quindi dalla espressione della propria libertà.

Nelle parole di E. Savoini “….. un giorno gli uomini saranno giudicati sulla loro misura di libertà, non come oggi , dalle altre qualità che sono sempre minori anche le più elevate. Chi è più libero meglio sa collaborare, più è capace di unione, più illumina, più insegna….” vi è la traccia del percorso evolutivo da intraprendere come portatori di una coscienza comunitaria rivolta al bene comune .

Grazie della bella giornata!

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