AMOR e THANATOS

Egon-Schiele-AbbraccioRiceviamo da Carla

Credo non si possa separare la morte dall’amore; le vedo come le componenti fondamentali della vita di ogni essere umano e non è possibile riflettere sull’una senza il coinvolgimento dell’altra. In vita si può vivere per l’amore tante volte; altrettante volte ci si augura di morire piuttosto che rimanere senza amore. Talvolta il dolore è cosi forte che morire è mille volte più desiderabile del continuare a vivere senza quell’ideale che aveva ispirato la nostra esistenza, alimentando i nostri giorni con sogni e progetti. Il nostro corpo continua a vivere ma l’anima, la nostra essenza, si sente morta senza l’amore.
Ricordo lo strazio della scena finale di Giulietta e Romeo di Shakespeare; tutta la storia porta il lettore a trepidare per quell’amore osteggiato e quando l’amore sembra trionfare, superando con astuzie tutti gli ostacoli, ecco che la vicenda amorosa si trasforma in tragedia; si rivela il suo lato più doloroso, quello del distacco, e i due giovani innamorati muoiono, prima uno e poi l’altra, in quanto incapaci di immaginare la propria vita senza la presenza della persona amata.
Il filosofo Galimberti dice: “…l’angoscia di morte dipinta sul volto di chi sta per morire non riguarda propriamente la morte ma la perdita degli amori di cui è nutrita la sua vita. Questa è l’angoscia di morte. Il suo tema è l’amore”. Un’altra ragione per cui credo che amore e morte siano legate strettamente è che ogni nostro gesto, di qualsiasi momento della nostra vita, potrebbe essere il nostro “ultimo gesto”, quello per cui saremo ricordati per sempre da chi ci è vicino; essere quindi sempre presenti e consapevoli della morte ci dovrebbe ispirare solo gesti fondati sul rispetto, se non proprio dall’amore.
Cosa dà secondo me questo senso imprescindibile tra amore e morte? Ho sempre pensato che il più alto scopo della nostra esistenza, che crediamo in un Dio o no, sia l’aiuto reciproco che noi umani dobbiamo donarci: il servizio nel suo più alto significato. Il dott. Raffaele Mantegazza, in una sua conferenza del 2000, disse “…il nostro compito è far andar meglio noi il mondo e aiutare veramente Dio ad essere quel che sarà”. Vale a dire che siamo noi umani che dobbiamo superare i nostri limiti gretti, impegnandoci in tutti i modi per saper vedere che cosa sia utile per migliorare la vita delle persone, delle situazioni che ci circondano ed il mezzo più appropriato è proprio l’amore che impedisce la morte dell’anima delle persone. Il nocciolo è questo: se non si ama, non si è portatori di frutti e si muore.
E per amare dobbiamo morire… in vita: evitare ogni esaltazione dell’io, l’annullamento di ogni egocentrismo, di ogni distinzione separatrice, del voler far valere le proprie idee, la liberazione da tutti gli attaccamenti, un andare oltre a tutte le meschinità che nutrono le guerre, i litigi, le violenze verbali e materiali. Mettere semplicemente in pratica l’amore. In scene di film ambientati in epoca medievale, c’è spesso una figura, torva e solitaria, che recita il moto “ricorda che devi morire”. Noi uomini moderni invece cerchiamo in tutti i modi di allontanare il pensiero della morte, medicina e tecniche avanzate ci vengono in aiuto. Aldilà del tempo che ci è dato di vivere, breve o sterminato, il pensiero che prima o poi la morte ci toccherà dovrebbe farci apprezzare ogni giorno in più che abbiamo a disposizione dando ad ogni gesto una sacralità che viene proprio dal cuore; più spesso disperdiamo questa ricchezza correndo non si sa dove.  Tra tutte le ingiustizie e incertezze del mondo, la morte è lo stato che riconcilia tutti ed è una certezza.  Per tanti sarà finalmente una liberazione dal dolore terreno e questo gliela renderà certo apprezzabile; per altri sarà uno dei tanti momenti della vita, da vivere pienamente, una scoperta, un incontro desiderato come per San Francesco che la chiamò “sorella morte”, percepita come cambiamento, apertura verso altro, verso l’“alto”. Un silenzio profondo del cuore e della mente, in minima parte sperimentabile con la meditazione. Lo spero e ne sono curiosa.

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2 risposte a AMOR e THANATOS

  1. Lucia Gabrielli dice:

    Morire a se stessi lasciare sempre tutto ciò che limita per essere liberi e quindi amare profondamente la vita.

  2. Raffaele dice:

    Grazie per la citazione…che memoria!
    Un caro abbraccio
    Raffaele Mantegazza

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